Villa Emo - Fanzolo di Vedelago ( Treviso ) |
A destra vedete Villa Emo di Fanzolo, a circa dieci chilometri da villa Barbaro. Nell’immagine ripresa dall’alto, possiamo goderci la bellezza di una villa che ha ancora il respiro del polmone verde intorno a sé, che pertanto non è stata ancora incastrata, incapsulata tra altre costruzioni e ci permette di leggerla così come doveva essere nel ‘500. Vedete che l’annesso rustico è anche qui nella strada e quindi la villa si doveva ritenere conclusa con la realizzazione ( come potete vedere nello sterrato ), delle “ U “ che avrebbero completato le ali delle barchesse. Barchesse che hanno un ritmo straordinario, fluente perché l’altezza di un’arcata corrisponde all’ampiezza di due.
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Ritmo elegantissimo, molto sobrio, ritmato, cadenzato e che non viene spezzato, bloccato, gravato dai due torricini delle colombare di destra e di sinistra che s’imperniano solamente sul tetto senza gravare sulla facciata.
Straordinaria è la scalea ed il cubo centrale della villa che riprende l’eleganza del pronao che si apre sul loggiato e non aggetta verso la scalinata. Quindi soluzione ancora diversa della scalea che non presenta gradino, ma è a rampa continua con le cordonature per evitare che si scivoli.
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Elegantissimo anche l’inserto delle finestre che sono a spigolo vivo senza nessuna ribattuta, quindi senza nessuna cornice, mentre quello che dà omogeneità a tutta la composizione è la cornice marcapiano che gira intorno al basamento che in qualche modo è ripresa, ripetuta nel frontone di facciata. La vedete lateralmente : la villa ha ampio respiro ed è tenuta in modo straordinario. Sotto vi é un interno, fotografato in bianco e nero, ma che dà comunque impressione di straordinaria ricchezza ma anche di eleganza della villa, perché finge delle architetture (guardate queste due straordinarie colonne, scanalate con ordine corinzio e al di sopra di queste si impianta l’effettiva copertura della villa stessa ). |
In questa falsa architettura si apre una straordinaria scena in cui vediamo Tiresia che osserva la strage e finge a sua volta un secondo porticato che si apre poi sul cielo sottostante.
Quindi una serie di falsi architettonici, straordinariamente inquadrati che vanno ad aprire l’architettura palladiana ed alla purezza del muro palladiano con un’articolazione architettonica che si inserisce perfettamente nella struttura pensata e realizzata dal Palladio. Quindi un gioco, un continuo interloquire tra architetto e pittori, tra architettura reale ed architettura dipinta.
Il ricorso ad una foto in bianco e nero fa veramente emergere la rotondità di questa colonna dando più impressione di una architettura che di un dipinto.
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Siamo sempre all’interno della villa e vediamo che questa fastosa inquadratura della porta riprende il motivo della facciata sempre con le colonne scanalate, sempre con i capitelli corinzi e questo fastoso fregio sul timpano.
Timpano sul quale qui si fingono ( è sempre tutta architettura dipinta ) personaggi adagiati, così come si fingono le sovra finestre centinate, nelle quali di inseriscono, sempre in pittura, questi falsi busti.
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A sinistra la pianta della villa disegnata dallo Scamozzi.
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